La Thonet Rocking Chair n°6
È vero, ne sono convinta, la musica può descrivere un’epoca al pari di un’opera d’arte, e quindi può parlarci parallelamente anche di un dato oggetto di design.
Ma è anche vero il contrario: il design può rendere iconico un brano musicale, un video, una cover. D’altro canto, la musica che rientra nel patrimonio artistico dell’umanità è a sua volta un prodotto industriale.
A tal proposito, per parlare dell’oggetto in questione avrei dovuto citare Il “Sestetto per archi in si bemolle maggiore, op. 18”, composto da Brahms nel 1860.
Invece no.
Oggi voglio che sia Franco Battiato a condurre le danze. Quindi, omaggiandolo, mi lascio ispirare chiamando a raccolta il design industriale e quello grafico.
“La voce del padrone” del 1981, è il disco che segnò la prima svolta nella carriera musicale del Maestro definito dalla critica come “un raffinato connubio di pop e poesia”.[1]
Un album tanto pop quanto rock.
In copertina un giovane Battiato con occhiali da sole, sandali francescani e calzini, seduto con gambe accavallate su una sedia che non c’è.
In verità, la foto fu scattata da Roberto Masotti e la rielaborazione grafica fu di Francesco Messina che tolse una sedia a dondolo n° 6 di Thonet del 1860.
In quanto ebanista, il prussiano Michael Thonet, non può di certo essere considerato un designer nel senso contemporaneo del termine, ma il suo contributo resta di fondamentale importanza per la storia del design.
La ricerca tecnologica unita ad una giusta organizzazione industriale ne fanno il precursore del disegno industriale che noi oggi conosciamo.
Un uomo geniale, quindi, arrivato a progettare un sistema che ruppe tutti gli schemi dell’arredamento fino a quel tempo concepiti, rivelando così tutta la sua forza innovativa ed entrando nelle abitazioni di milioni di persone.
Egli, infatti, ideò una linea di sedie che sento di poter definire “pop” poiché erano tutte pensate in modo tale da poter essere montate autonomamente a casa ed impilabili. Un vero antesignano di Ikea!
Una scelta rock per un’epoca pur sempre conservatrice, fatta di regole tutte da derogare.
Un’ intuizione che si trasforma in poesia tra le curve armoniche del legno massiccio-certamente in linea con l’ Art Nouveau che già iniziava a svilupparsi- e che resta popolare in quanto portata sul piano della produzione di massa.
Una tecnica, la sua, tanto innovativa da essere ritenuta interessante e fonte di ispirazione anche per i grandi designer della storia: Otto Wagner, Marcel Breuer, Le Corbusier e Mies Van der Rohe.
Anche Battiato, anticonformista per nascita, per evitare di uniformarsi ad un modello definito da altri, fatto di musicisti che si affannano e di folle in delirio che si accalcando, si allontana dalla musica sperimentale degli album precedenti.
Arriva così a produrre un disco più intimo che però, curiosamente, scala le classifiche ed arriva nelle radio di moltissime case anche fuori dall’ Italia.
Un disco tanto ballabile quanto popolare, pur sempre ricercato e fuori dagli schemi.
Per questo, oggi ascoltiamo tutto l’album poiché ne vale davvero la pena. Perché Battiato e Thonet erano due rivoluzionari veri, a modo loro entrambi dissacranti.
In verità è davvero complicato scegliere un solo brano.
Ma se proprio fossi costretta proporrei quello che sto ascoltando in questo preciso momento “Cuccurucucù”, consigliando di lasciarvi andare.
Oppure, potreste dare un’occhiata al video di presentazione di “Summer on a solitary beach” del 1981 durante la trasmissione Pop Corn, dove troverete un giovanissimo Franco Battiato cantare seduto su un dondolo Thonet n° 21.
A voi la scelta, intanto sotto troverete l’album intero.
Reference:
Daniela Fabbri, Storia della copertina de “La voce del padrone”: il disco pop perfetto di Battiato, su thesoundcheck.it, Nov. 2020
[1] Franco Battiato / Official Website (La voce del padrone – La voz de su amo (esp)), su battiato.it.
www.thonet.com
Renato de Fusco, Storia del design, Laterza, 1985, ISBN 8842026476